venerdì 27 maggio 2011

Cose, cose, cose, cose...

In uno dei commenti ricevuti nei giorni scorsi sono stata invitata a unirmi ad un sito che si chiama Minimalisti. La cosa mi ha fatto piacere (e credo che lo farò) ma mi ha anche un po’ stupita perché non mi sembrava di aver espresso molto questa caratteristica nel mio blog finora. Eppure erano già alcuni giorni che volevo scrivere un post sugli oggetti che mi circondano.
Non sono mai stata minimalista, anzi per carattere tendo ad accumulare perché mi dispiace buttare le cose, anche quando sono vecchie e rovinate. Magari ne compro di nuove perché servono, ma quelle vecchie le tengo lì, come un caro amico che ne ha viste tante assieme a me. E poi accumulo carta, tanta carta: libri, riviste, ma anche ritagli di giornale, fogli volanti, documenti, cartoline, lettere vecchie...
Basti pensare che sono 11 anni che vivo lontano dai miei, ma nel loro appartamento c’è ancora la mia camera di ragazza con molte mie cose ancora lì: dove vivo ora non ho spazio per portarmi tutto, perché nel frattempo ho riempito casa di altro.

Eppure sento la necessità di fare spazio, di creare un po’ di vuoto, di silenzio visivo (oltre che uditivo e perfino “dalle persone”, ma di questo magari ne parlo un’altra volta).
Ho iniziato a rifletterci qualche settimana fa, quando si parlava della previsione di un terremoto devastante a Roma l’11 maggio. Anche se sono molto (a volte troppo) razionale, mi sono fatta prendere un po’ dal timore, i terremoti sono una mia paura fin da piccola. La cosa che mi spaventava di più non era tanto di morire, quanto di perdere in primis mio marito, poi ovviamente di perdere la casa in quanto tale (specie alla vigilia di un altro investimento pesante) ma anche di perdere svariate cose che ho in casa: soprattutto fotografie, ma anche libri, diari della mia adolescenza, e semplici oggetti a cui mi sento legata.
E mi sono detta: sarebbe bello non avere legami così forti con degli oggetti! Vivere senza possedere quasi nulla. Sarebbe davvero una vita libera. Certo non sto parlando di una vita da indigenti, da senzatetto o simili, ma sicuramente di una casa più vuota sì.
Quando ci siamo sposati (pochi mesi fa) e M. è venuto a stare da me, ha portato lo stretto necessario: eppure ho fatto molta fatica a trovare spazio per le sue cose. Abbiamo comprato alcune librerie nuove e si sono subito riempite. Ancora adesso ha molte sue cose (insacchettate o inscatolate) sotto il letto o semplicemente per terra. Anche questa situazione mi sta iniziando a dare un po’ sui nervi, mi sembra sempre che sia tutto precario qui dentro!

Prima del matrimonio avevo colto l’occasione per fare un po’ di ordine nel mio armadio. Risultato: all’interno non mi sembra ci sia molto più spazio di prima, e all’esterno, per terra, ci sono uno scatolone e una grande borsa di carta con dentro vestiti che non metto più e che sono ancora utilizzabili. Sono lì da mesi. Quelli invernali, a fine novembre ho provato a portarli ad un negozietto carino vicino casa che vende vestiti e accessori usati, ma non li ha voluti perché non c’era l’etichetta. Poi li ho portati al Mercatino dell’Usato, un posto meno carino dove mi pareva prendessero di tutto: non li hanno voluti neanche lì perché avevano già molta roba simile.
Mi rimane solo di regalarli a qualche mensa dei poveri, ma alcune cose sono sicura non servano nemmeno a loro. Non è un peccato buttarli? Ma come si fa se non si trova nessuno che li voglia? Uno era perfino un bel completo giacca e gonna comprati per disperazione (non trovavo niente che mi piacesse) per un matrimonio autunnale e che non mi sono più rimessa. Alla fine almeno questo l’ho dato a mia mamma che è venuta a trovarmi, e spero che tra lei, varie zie e amiche, qualcuna che lo voglia ci sia.
Il resto dei vestiti sono ancora nella scatola e nella borsa, per terra, e contribuiscono al senso di precario e di disordine. Proverò a metterli su Ebay...

Nel frattempo che io mi dibatto con questi dilemmi del “devo buttare un po’ di cose e fare spazio”, mia mamma lo scorso weekend, prima di tornare a casa sua, mi ha comprato un tappetino da mettere in cucina davanti al lavello, anche se ne avevo già uno che andava benissimo. Così, perché le piaceva. E io adesso di quello vecchio cosa ne faccio? Mi è sembrato tanto uno spreco, un acquisto inutile… ma con mia mamma è impossibile averla vinta, lei ogni volta che vede un mercatino deve sempre per forza comprare qualcosa, “tanto costa solo 2 euro”… E poi si lamenta che l’armadio della mia (ex) camera a casa loro è ancora pieno di roba mia (perche' ci vuole mettere la sua che straborda dal suo armadio!).
Per non parlare di M. che dopo anni di lavoro freelance con guadagni zero, da relativamente poco tempo ha un contratto a tempo indeterminato e si sta togliendo vari sfizi, per lo più legati alla tecnologia e alla fotografia, oppure alla motocicletta: tutta roba "poco costosa" (ahem...) e "per nulla ingombrante" (ari-ahem...) insomma. Io sto seriamente pensando a buttare roba, e lui ha appena finito di smaltire una lista dei desideri in arretrato di anni!

Mi rendo conto che questo post non sta andando a parare da nessuna parte, ma in questo periodo mi sento davvero così, disordinata, senza un filo conduttore
Ho bisogno di tempo libero, vuoto, per riposarmi. E poi di altro tempo per sistemare tutto: vestiti, libri, documenti vari, fotografie (ma per quelle non basterebbe un mese intero), le mail che conservo sul sito del provider (ormai sono al 75% di spazio occupato, e non sono mica 200 Kb!) e perfino quelle che ho tenuto in floppy dal lontano 1999, i segnalibri del browser, cazzate lo so ma si affastellano una sull’altra e non mi fanno stare bene.
Sarà anche colpa del fatto che dormo poco in questi giorni? Mi sto già pregustando il ponte del 2-5 giugno che passerò a casa. Credo siano anni che non vado da nessuna parte quando ho più di 2 giorni di fila di vacanza. I viaggi sono un altro dei cardini della mia vita di cui voglio parlare.
Ma adesso è meglio che vada a dormire se no crollo davanti al monitor, e anche voi che leggete (per la noia di questo post!!!)

8 commenti:

  1. E' tutto normale, farsi delle domande sul nostro stile di vita è normale, non sei stanca, hai bisogno di qualcosa di diverso.
    LaStancaSylvie

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  2. Il tuo disordine non è di natura fisica. Se provi a combatterlo su quel piano hai già perso. Si dimostra facilmente: per quanto tu faccia, le cose da fare, sistemare, a cui pensare, da rinviare o da mettere in priorità aumenteranno. Cercare di evitarlo è come cercare di mettersi sulla traiettoria di un treno in corsa.

    Il tuo disordine (scusami, non è offensivo) è di natura spirituale. Il treno è lì, non puoi fermarlo, inutile cercare di alleggerire i convogli o far saltare i binari, il treno è lì e ti viene addosso. Posso anzi assicurarti che viaggerà sempre più veloce e ti verrà addosso sempre più minaccioso, non foss'altro perchè gli anni passano, le energie diminuiscono, il corpo cede. Poi finora siamo stati al top del benessere, è probabile che altre preoccupazioni sopraggiungano. Hai un solo modo per cavartela, e non è come si dice oggi in certa moda (ieri in altre mode diverse) semplificare, avere meno cose, etc... Quelle cose possono essere fatte, vanno fatte, ma non incidono per niente, sono lo 0,0001% di una possibile cura. Non ti chiedo di credermi, ma di sperimentare tutte le semplificazioni che credi e poi di valutare se è verità o meno ciò che ti dico. Non è quello. Non c'è alcuna soluzione duratura nel tipo di semplificazione di cui scrivi, al massimo può essere una pomata che passi sopra una zona ferita e ti concede un attimo di sollievo, ma la malattia rimane.

    L'unica cosa che puoi fare, quella davvero efficace, non è quella di fermare o rallentare il treno (semplificazione, downshift, etc...) ma di schivarlo. Fartelo passare a lato anche se è carico di roba da scoppiare. Sarà sempre carico. Hai considerato quante energie stai spendendo tentando di scaricarlo? Quanto tempo? Credi sia una buona strategia, cercare di gettare via qualche chilo da un macchinario sparato a folle velocità con migliaia di tonnellate a bordo?

    Non credi che tutto questo pensare a "scaricare" non faccia altro che "caricare" la tua mente del pensiero di... scaricare? (segue)

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  3. Non dico che sia sbagliato farlo, affatto, io lo faccio da sempre e naturalmente, ma per esperienza ti assicuro che non "scarichi" niente. Il motivo è molto semplice: il corpo (e la mente al suo interno) è terribilmente elastico ed efficiente. Una volta allenato, compie un minimo sforzo sia che si tratti di scaricare un carrello della spesa, sia una locomotiva. Ma se per qualche motivo (spirituale soprattutto, ma anche fisico in certi casi) viene menomata la sua capacità di reazione, sarà uno sforzo inumano scaricare il carrello come la locomotiva. Non c'è differenza per una persona in salute affrontare una vita con meno o una vita con più. La differenza è minima.

    Sei convinta che cambiando le cose fuori (meno cose, etc...) cambieranno quelle dentro (starai meglio). Prova. Osserva il lungo periodo. Per esperienza ti dico che non andrà così. E' guarendosi dentro che non fa paura il carrello della spesa e neanche la locomotiva. Per scaricarli ci metti tempo uguale se stai bene.

    Non alleggerire la locomotiva, mettiti di lato mentre passa. Acquista la velocità, lo scatto necessario, il corpo e la mente in forma per schivarla. Lascia che essa si carichi fino a scoppiare, disinteressati della pesantezza del mondo, se stai bene lo sollevi con una mano, starnutisci e lo spazzi via. Lascia perdere tutte le fesserie sul "vivere light" in termini materiali, neanche i pinguini dell'artide vivono light. E' tutta propaganda, è illusione, moda redditizia con cui riempire internet, i blog e i giornali. Non importa quanto pesi il mondo se tu puoi sollevarlo senza sforzo.

    Atlante sei tu, fatti venire i muscoli (spirituali, mentali, materiali) per sollevare quel cavolo di mondo che è la nostra vita, lascia perdere l'illusione di alleggerirla, non è così che funziona, e i guru del light sono gli esseri più carichi di impegni che conosco. Dov'è la differenza? L'energia. Vuoi scaricare di colpo tutti i pesi? Lasciali pesare, digli "voi siete pesanti e io non vi tocco, non ne ho bisogno, tanto al massimo potete passarmi a lato". Fallo come prima cosa, dico davvero, dillo e disinteressati. Non preoccuparti, non succederà niente, la mente reattiva dentro di te farà tutto anche senza il tuo permesso, sarà solo lasciata in pace da una mente che non smette mai di chiedersi "come fare,...". Lasciala agire.

    Scusa la lunghezza del post.

    Ciao.

    EXO

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  4. Io invece sono dell'opinione che, cominciare pian piano a ridurre il numero delle cose che ci circondano, diventi anche una cura per l'eventuale disordine spirituale. Per lo meno, per me ha funzionato così. Prima un cassetto, poi una mensola, poi le email, poi gli armadi, poi le montagne di documenti. Qualche sera fredda e qualche fine settimana d'inverno, resistendo alla nausea che dopo un po', mentre rimiri la quantità di roba che sei riuscita a accumulare in pochi anni, ti assale e ti viene quasi voglia di buttare via tutto e rintanarti a vivere in una cella monastica. Però non lo fai, perchè ti piacciono le cose belle, alcuni oggetti che suscitano ricordi, qualche genere di conforto. Intanto però guadagni spazio interno a te,e respiri meglio, e tempo libero, che non occupi più a mettere ordine, perchè pian piano ti accorgi che tutto è, miracolosamente, in ordine. E tu non rimpiangi nulla delle cose che hai buttato.
    Ogni tanto ne parlo nel mio blog: fatevi un giro, se avete tempo e voglia. Ho iniziato ma ho ancora molto da imparare: ogni consiglio è apprezzato. http://unarosaverde.wordpress.com/category/tecnologia/minimalismo/

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  5. Grazie dei commenti Exo, non e' un problema se sono lunghi.
    Dopo che ho scritto questo post, ho avuto modo di dormire tanto e di rilassarmi un po', e gia' questo mi ha fatto stare meglio. :) Poi, tanto per smentirmi, oggi che ero in ferie ho fatto qualche giretto (Ikea, negozi di casa e bricolage, Feltrinelli) e ho comprato un po' di cosette. Piccole, per carita', ma vanno ovviamente nella direzione opposta a quella che avevo scritto solo una settimana fa.
    Rimane comunque il desiderio che la mia casa non sembri sempre "sotto trasloco", avrei voglia di un po' di ordine. E assieme all'ordine verrebbe da se' anche buttare un po' di roba. Se poi farlo mi farebbe sentire meglio, non lo so.
    Cioè, sono d'accordo con te che non mi cambierebbe la vita. Quello che mi cambierebbe la vita sarebbe imparare a non riempire tutti i "vuoti", che si tratti di spazi della casa o di momenti della giornata. Imparare a godersi una cosa alla volta senza andare già con la testa alla prossima della lista "da fare".
    Comunque, diciamo che la prospettiva e' cambiata da "eliminare" a "mettere in ordine". Mettere ordine in casa, nell'armadio, nel pc (e non solo) mi darebbe, credo, una sensazione di "avere meno cose da fare". Che poi il treno corra lo stesso, posso anche essere d'accordo con te. Ma come si schiva?

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  6. Come si schiva il treno me lo dissero quando avevo sedici anni. Semplicissimo, tre parole. Se sto ancora imparando venticinque anni dopo vuol dire che in quelle tre parole c'è un mondo intero da vivere, ma è molto semplice. E per niente facile, ci vuole tanto lavoro quotidiano. Però funziona. Certo non posso chiederti di fare il mio percorso e dirti ci risentiamo tra venticinque anni.

    Mmmhh... cosa posso dirti allora, in un blog, da perfetti sconosciuti? Sono due mesi e mezzo che ho tradlocato, sto mettendo ordine, vedessi le mie di stanze. Mi sento confuso, frastornato, infastidito dal disordine? Per niente. Gli amici che vengono a trovarmi sì, mi dicono che mi mettono tutto a posto loro in alcune ore. Dico di no. Perchè metterebbero tutto a posto in un baleno (l'hanno già fatto in passato) ma poi io non trovo più niente. Io gli rispondo: "E' tutto già ordinato. voi non lo vedete in quanto ancora non ho spostato fisicamente la roba, ma vedi, quello andrà lì, quello lì, quello lì, rimarrà questo e lo porto in garage". E' tutto già fatto, basta solo l'azione (e il tempo), ma è tutto già sistemato.

    Non c'è disordine in quanto nella mia testa è tutto ordinato. E per fare questo non ho fatto, negli anni, ordine fuori, ma dentro di me. Non serve cambiare la realtà, che poi non cambia niente, il legno storto torna sempre storto, quello diritto resta sempre diritto. Quello che serve è vedere la stessa realtà con occhi diversi. Questo fa schivare la locomotiva. E' un lavoro che fai dentro. Il lavoro che fai fuori alla fine non serve. Prova pure, ma alla fine stanchi e basta. Lo so per esperienza, e per fallimento dell'esperienza.

    Riguardo i "vuoti" è uno dei maggiori equivoci che mente umana possa sperimentare, e probabilmente è anche uno dei più grandi svarioni, equivoci interpretativi di testi religiosi orientali che siano mai stati commessi. Non approfondisco qui, ma credimi, il "vuoto" non esiste. In natura non esiste. Esiste solo nella testa degli occidentali che cercano di comprendere con i loro criteri, per forza di cose parziali e imperfetti, quello che dice una tradizione orientale, piena di sfumature che non comprendiamo. Però ripeto: il "vuoto" non esiste, non è mai esistito, mai esisterà. Non c'è un centimetro quadro nell'intero universo o in mente umana che sia "vuoto". E' sempre stato tutto pieno e sempre lo sarà. E si sta benissimo finchè non si prova una sensazione strana, che non è dovuto all'eccessiva "pienezza", ma al disagio. (Segue)

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  7. Mettere ordine è fondamentale, ma non in casa, quello è il risultato, ma anche se metti in ordine la domenica, il mercoledì è già un casino nelle famiglie in cui le persone lavorano. Ma non è un problema se la mente è serena. La mente non sta male se vede disordine. Sta male se il disagio è tale da farla irritare per ogni cosa.

    Adesso, naturalmente, non posso dirti le tre parole che dissero a me, quelle che sto mettendo in atto da una vita, non avrebbe senso, non verrebbero comprese, o se lo fossero, dovrebbero cmq essere approfondite e sperimentate nel tempo. Ti dico solo, lascia perdere l'eliminare e il mettere ordine: cerca di stare bene tu, prenditi cura di te, della tua mente e vedrai che tutto il resto verrà da solo, la pulizia, l'ordine, l'essenzialità compariranno da sole. Non dovrai fare niente, abbiamo in noi un netturbino che appena lo fai stare un po' bene spazza la vita dalle erbacce che è un piacere.

    Schiva il treno, non pensare a mettere ordine, pensa a stare bene, non starai bene perchè avrai messo ordine, è il contrario: metterai ordine perchè stai bene. Non affaticarti inutilmente. Non hai niente di davvero "importante" da fare, tranne forse due-tre prioirtà giornaliere che alla fine portiamo cmq a termine, il resto è tutto nella nostra testa e nell'incapacità di accettare la nostra realtà così com'è. Accetta la realtà. Guarda "ciò che è". Lascia perdere, andare via "ciò che non è" (voremmo che fosse). Fai questo e l'ordine verrà da solo.

    (Ottima l'idea di riposare e dormire, io ho migliorato la qualità del mio sonno semplicemente pulendomi bene le fosse nasali con acqua tiepida più volte al giorno, tecnica yoga lo ammetto, e poi dormendo con i cerotti per aprire le vie respiratorie. I risultati sono notevoli. Se hai problemi a riposare bene e ti senti stanca al risveglio esamina il tuo sonno).

    Ciao.

    EXO

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  8. Il mio sonno in sè per fortuna non avrebbe problemi, è che a volte lo sacrifico per fare qualche cosa che mi piace fare, nell'unico momento davvero mio della giornata cioè la sera. :)

    Scusami Exo, tu parli di accettare la realtà. Ma se a me la realtà così com'è non piace, perchè non dovrei tentare di cambiarla? Se io per stare bene sento di dover fare alcune cose, lo sento davvero, mi viene di farlo e non è un obiettivo deciso a tavolino, allora perchè no?

    Comunque io sono di natura una persona estremamente pigra. Perfino per fare le cose che amo, all'inizio faccio fatica. Dove più dove meno, ma la fatica di smuovermi c'è sempre. Dovrei passare il resto della mia vita sul divano a leggere o davanti al pc a scrivere qua e là? Anzi, nemmeno scrivere. Troppa fatica. Se ci fosse una tecnologia che ti legge il pensiero e lo scrive direttamente...

    Chiaro che sto scherzando ma nemmeno troppo. Ho vari esempi in mente. Viaggiare è una delle cose che adoro, che mi viene naturale e spontanea come respirare. Nonostante questo, quando si tratta di alzarsi dal letto e andare faccio fatica, specie con quei voli partono alle 6 di mattina. Guardare le mie foto, e farle vedere agli altri, è un'altra cosa che amo tantissimo. Così come far leggere alla gente dei miei viaggi o dei miei pensieri. Ma mi pesa mettermi al pc a selezionare le foto e scrivere a lungo. Imparare una lingua mi piace, vado volentieri alle lezioni, mi piace tantissimo il fatto di poterla poi parlare, ma a casa a fare i compiti faccio fatica. Essere in palestra e muovere i muscoli mi piace, per non parlare della splendida sensazione di stanchezza piacevole che mi prende mentre torno a casa, e del fatto che poi quando vado a fare passeggiate in montagna posso godermi il paesaggio e non rimanere stordita per la mancanza di fiato... ma il "prima", l'arrivare in palestra, cambiarmi etc, mi costa fatica e mi viene più facile lasciar perdere la palestra e andare a casa a stravaccarmi in divano e leggere.

    Insomma, non sono convinta come dici tu che se uno è portato per qualcosa, se è la sua natura, questa sua natura si rivelerà senza dover fare niente. Ci sono molte cose per cui si può essere portati, e che ci danno soddisfazione, ci fanno sentire bene, ci rendono felici, ma si fa fatica a fare le azioni che queste cose implicano. Non sono sempre facili.
    Anche senza voler parlare di obiettivi, se ho il desiderio di stare in mezzo alla natura e rilassarmi con una passeggiata nei prati, farò naturalmente le azioni che mi ci fanno arrivare, ma questo non implica che non mi dia fastidio ad esempio dover guidare per due ore per raggiungere il posto.

    Io separerei il fatto che le azioni da fare ti vengano naturali, dal fatto che comunque queste azioni costino fatica, sia necessario trovare il tempo di farle, ci si debba mettere impegno.
    E di conseguenza se mi ci devo impegnare a me non sembrano più così naturali...

    Quanto al "vuoto", non sto parlando di "nulla". Sto parlando (soprattutto) di tempo in cui il mio cervello non ha tutte le sue mille rotelline che girano e girano tanto che quasi si sente il rumore degli ingranaggi da fuori. Sto parlando di riuscire a stare un po' ad ascoltare musica senza fare altro, di godermi un viaggio senza già essere col pensiero al prossimo.

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