venerdì 29 aprile 2011

Lavoro e tempo

Ho talmente tante cose che vorrei scrivere che non so da dove cominciare. Quindi ho deciso che comincerò dal principio, dall’argomento su cui per primo ho iniziato a riflettere: il lavoro.
Ho un lavoro fisso, uno stipendio decente e puntualmente accreditato sul mio conto ogni mese, tutti i vantaggi di un contratto a tempo indeterminato, qualche benefit aziendale. Dovrei essere soddisfatta. E invece no.
All’inizio pensavo fosse perché il lavoro che faccio non mi piace. Poi ho provato a fare qualcosa che teoricamente mi piaceva, ma anche così dopo poche settimane ero punto e a capo, insofferente e desiderosa solo che arrivasse l’ora di tornare a casa. Ho capito che è proprio lo stare in ufficio che mi pesa, l’avere degli orari da rispettare, il fare qualcosa che non mi riguarda in prima persona. Lavoro perché ho bisogno di soldi per vivere, vendo il mio tempo.

Non credo di essere mai stata interessata a fare carriera, almeno non nel senso comune del termine: promozioni, maggiori guadagni, maggior potere. Sono interessata a fare cose che mi facciano stare bene, mi appassionino, ma non solo: sono interessata a farle solo fino a che ne ho voglia. Forse è proprio questo il problema principale, l’essere costretta a fare le cose “dalle-9-alle-18”.  Posso anche fare un lavoro che mi piace ma dopo 2 o 3 ore ho voglia di cambiare, di pensare ad altro.
“Purtroppo” (per fortuna!) ho molti interessi diversi e mi piacerebbe dedicare il mio tempo a tutti. Se tra andare al lavoro, lavorare e tornare a casa se ne vanno 11 ore della mia giornata, anche ammettendo che il lavoro corrisponda a uno dei miei interessi, non mi rimane molto tempo per gli altri.

Probabilmente sarò accusata di essere infantile, mi verrà detto che le cose si fanno anche se non piace, che non posso avere sempre tutto quello che voglio. Ma io credo che se uno ha un desiderio, purchè sia legittimo, ha anche il diritto di cercare strade per realizzarlo.
Ed è così che ho iniziato a leggere e a documentarmi, scoprendo la “nuova tendenza” del downshifting: diminuire le ore lavorate, o smettere del tutto di lavorare vivendo di risparmi e di lavoretti saltuari, avendo preventivamente diminuito anche i bisogni e quindi i soldi necessari per vivere. Questa idea di un nuovo modo di vivere è partita sicuramente da persone molto più impegnate e stressate di me: manager e dirigenti che dedicavano al lavoro anche 12 ore al giorno o più, anche i fine settimana, anche le vacanze, sempre connessi grazie alla meravigliosa tecnologia moderna. Di certo io non sono arrivata così in alto da dover scendere molto down (giù), il mio lavoro per fortuna mi permette di non dover fare quasi mai straordinari, di dimenticarmi che esiste una volta a casa, di prendere ferie senza grossi problemi. Ciononostante sento la mancanza di tempo libero.

Sento che la mia vita è una, e che ogni istante che passa non tornerà mai più. Quando sono in ufficio e stacco per un attimo gli occhi e il cervello dal monitor del computer, sento che sto letteralmente buttando il mio tempo. Sì, è vero, me lo pagano. Ma non abbastanza. Il mio tempo è limitato, magari ne ho ancora molto davanti (facciamo gli scongiuri) ma si sta pian piano esaurendo. In questo tempo limitato, preziosissimo, io ho mille cose che vorrei fare, imparare, scoprire, vedere, toccare, annusare, assaggiare, sentire. Posso lasciarmelo scappare così dalle mani? La mia risposta è NO.

2 commenti:

  1. Anche la mia è no, decisamente no !

    RispondiElimina
  2. Ciao, leggendo un tuo commento nel blog di LaStancaSylvie, ti ho lasciato una reply, che forse puo' essere una risposta anche a quello che dici in questo post.

    http://downshiftingbaby.wordpress.com/2011/05/17/i-sogni-e-i-soldi/#comment-1538

    Saluti

    RispondiElimina