venerdì 27 maggio 2011

Cose, cose, cose, cose...

In uno dei commenti ricevuti nei giorni scorsi sono stata invitata a unirmi ad un sito che si chiama Minimalisti. La cosa mi ha fatto piacere (e credo che lo farò) ma mi ha anche un po’ stupita perché non mi sembrava di aver espresso molto questa caratteristica nel mio blog finora. Eppure erano già alcuni giorni che volevo scrivere un post sugli oggetti che mi circondano.
Non sono mai stata minimalista, anzi per carattere tendo ad accumulare perché mi dispiace buttare le cose, anche quando sono vecchie e rovinate. Magari ne compro di nuove perché servono, ma quelle vecchie le tengo lì, come un caro amico che ne ha viste tante assieme a me. E poi accumulo carta, tanta carta: libri, riviste, ma anche ritagli di giornale, fogli volanti, documenti, cartoline, lettere vecchie...
Basti pensare che sono 11 anni che vivo lontano dai miei, ma nel loro appartamento c’è ancora la mia camera di ragazza con molte mie cose ancora lì: dove vivo ora non ho spazio per portarmi tutto, perché nel frattempo ho riempito casa di altro.

Eppure sento la necessità di fare spazio, di creare un po’ di vuoto, di silenzio visivo (oltre che uditivo e perfino “dalle persone”, ma di questo magari ne parlo un’altra volta).
Ho iniziato a rifletterci qualche settimana fa, quando si parlava della previsione di un terremoto devastante a Roma l’11 maggio. Anche se sono molto (a volte troppo) razionale, mi sono fatta prendere un po’ dal timore, i terremoti sono una mia paura fin da piccola. La cosa che mi spaventava di più non era tanto di morire, quanto di perdere in primis mio marito, poi ovviamente di perdere la casa in quanto tale (specie alla vigilia di un altro investimento pesante) ma anche di perdere svariate cose che ho in casa: soprattutto fotografie, ma anche libri, diari della mia adolescenza, e semplici oggetti a cui mi sento legata.
E mi sono detta: sarebbe bello non avere legami così forti con degli oggetti! Vivere senza possedere quasi nulla. Sarebbe davvero una vita libera. Certo non sto parlando di una vita da indigenti, da senzatetto o simili, ma sicuramente di una casa più vuota sì.
Quando ci siamo sposati (pochi mesi fa) e M. è venuto a stare da me, ha portato lo stretto necessario: eppure ho fatto molta fatica a trovare spazio per le sue cose. Abbiamo comprato alcune librerie nuove e si sono subito riempite. Ancora adesso ha molte sue cose (insacchettate o inscatolate) sotto il letto o semplicemente per terra. Anche questa situazione mi sta iniziando a dare un po’ sui nervi, mi sembra sempre che sia tutto precario qui dentro!

Prima del matrimonio avevo colto l’occasione per fare un po’ di ordine nel mio armadio. Risultato: all’interno non mi sembra ci sia molto più spazio di prima, e all’esterno, per terra, ci sono uno scatolone e una grande borsa di carta con dentro vestiti che non metto più e che sono ancora utilizzabili. Sono lì da mesi. Quelli invernali, a fine novembre ho provato a portarli ad un negozietto carino vicino casa che vende vestiti e accessori usati, ma non li ha voluti perché non c’era l’etichetta. Poi li ho portati al Mercatino dell’Usato, un posto meno carino dove mi pareva prendessero di tutto: non li hanno voluti neanche lì perché avevano già molta roba simile.
Mi rimane solo di regalarli a qualche mensa dei poveri, ma alcune cose sono sicura non servano nemmeno a loro. Non è un peccato buttarli? Ma come si fa se non si trova nessuno che li voglia? Uno era perfino un bel completo giacca e gonna comprati per disperazione (non trovavo niente che mi piacesse) per un matrimonio autunnale e che non mi sono più rimessa. Alla fine almeno questo l’ho dato a mia mamma che è venuta a trovarmi, e spero che tra lei, varie zie e amiche, qualcuna che lo voglia ci sia.
Il resto dei vestiti sono ancora nella scatola e nella borsa, per terra, e contribuiscono al senso di precario e di disordine. Proverò a metterli su Ebay...

Nel frattempo che io mi dibatto con questi dilemmi del “devo buttare un po’ di cose e fare spazio”, mia mamma lo scorso weekend, prima di tornare a casa sua, mi ha comprato un tappetino da mettere in cucina davanti al lavello, anche se ne avevo già uno che andava benissimo. Così, perché le piaceva. E io adesso di quello vecchio cosa ne faccio? Mi è sembrato tanto uno spreco, un acquisto inutile… ma con mia mamma è impossibile averla vinta, lei ogni volta che vede un mercatino deve sempre per forza comprare qualcosa, “tanto costa solo 2 euro”… E poi si lamenta che l’armadio della mia (ex) camera a casa loro è ancora pieno di roba mia (perche' ci vuole mettere la sua che straborda dal suo armadio!).
Per non parlare di M. che dopo anni di lavoro freelance con guadagni zero, da relativamente poco tempo ha un contratto a tempo indeterminato e si sta togliendo vari sfizi, per lo più legati alla tecnologia e alla fotografia, oppure alla motocicletta: tutta roba "poco costosa" (ahem...) e "per nulla ingombrante" (ari-ahem...) insomma. Io sto seriamente pensando a buttare roba, e lui ha appena finito di smaltire una lista dei desideri in arretrato di anni!

Mi rendo conto che questo post non sta andando a parare da nessuna parte, ma in questo periodo mi sento davvero così, disordinata, senza un filo conduttore
Ho bisogno di tempo libero, vuoto, per riposarmi. E poi di altro tempo per sistemare tutto: vestiti, libri, documenti vari, fotografie (ma per quelle non basterebbe un mese intero), le mail che conservo sul sito del provider (ormai sono al 75% di spazio occupato, e non sono mica 200 Kb!) e perfino quelle che ho tenuto in floppy dal lontano 1999, i segnalibri del browser, cazzate lo so ma si affastellano una sull’altra e non mi fanno stare bene.
Sarà anche colpa del fatto che dormo poco in questi giorni? Mi sto già pregustando il ponte del 2-5 giugno che passerò a casa. Credo siano anni che non vado da nessuna parte quando ho più di 2 giorni di fila di vacanza. I viaggi sono un altro dei cardini della mia vita di cui voglio parlare.
Ma adesso è meglio che vada a dormire se no crollo davanti al monitor, e anche voi che leggete (per la noia di questo post!!!)

mercoledì 25 maggio 2011

Giornate in apnea

Ci sono quei periodi in cui le cose da fare si susseguono una all’altra e ti sembra di non avere neanche il tempo di respirare. Ultimamente e’ cosi’. 

Nel weekend sono venuti a trovarci i miei genitori, cosa che mi fa sempre piacere ma implica una notevole mancanza di spazi a casa. Dormono in sala, dove io e M abbiamo i nostri computer e dove c’e’ la tv, per cui non c’e’ modo di rilassarsi un po’ la sera. E di giorno abbiamo fatto mille cose: vestito e scarpe per il matrimonio di mio fratello a settembre, pulizie e sistemazione casa, spesa, e domenica un sopralluogo alla casa mezza costruita e che ora vorremmo finire e dove speriamo di andare a stare l’anno prossimo. I miei non l’avevano ancora vista e abbiamo misurato assieme i muri e immaginato come diventera’. Bei pensieri, per fortuna. Per poi andare a pranzo dai genitori di M e starci fino a cena.

Questa settimana e’ densa di cose da fare. La scadenza per consegnare il 730 si avvicina e M non riesce a trovare alcuni dati, fino all’anno scorso ha fatto tutto il commercialista e ora abbiamo qualche difficolta’ a raccapezzarci. Il mio per fortuna e’ molto piu’ facile, ma anche per consegnarlo compilato ad un CAF sto incontrando qualche problema, non ne trovo uno aperto in orari decenti (leggi prima delle 9 o dopo le 18). Il mio solito CAF ha chiuso! Poi stiamo iniziando a prendere appuntamenti con le banche per il mutuo. La mia auto ha avuto un piccolo problema. Il mio pc ha deciso di defungere lunedi’, per fortuna M mi aveva quasi approntato un nuovo pc formattando il suo vecchio (comunque piu’ nuovo del mio) e appena troviamo il tempo (!) faccio il passaggio. Meno male che i dati erano su un disco diverso da quello principale. Siamo a fine maggio e se apro il mio armadio vedo ancora tutti i maglioni di lana, mentre le felpe di cotone sono negli scatoloni: devo ancora fare il cambio dell’armadio!!! Due sere la settimana vado al corso di francese, dopo l’ufficio, e quando torno ho appena la forza di cenare. Abbiamo alcuni rifiuti tecnologici da smaltire, ma bisogna portarli di persona al punto di raccolta, e nel frattempo casa si e’ riempita di scatoloni.  Mi sono prenotata dei massaggi shiatsu di cui avevo tanto bisogno, solo uno alla settimana e gia’ mi sembra un altro paletto da aggirare. Questo sabato quindi (oltre alle pulizie di casa) mattina massaggio, pomeriggio festa di compleanno della bimba di amici, la sera penso saremo liberi e crolleremo nel letto. Domenica M e’ stato invitato ad un pranzo fuori che in altro momento sarebbe stato molto gradito ma adesso piove sulla testa come l’ennesima cosa da fare. Lui probabilmente ci andra’, io credo di rimanere a casa. Senza parlare che sono 3 settimane che vorrei vedere alcune amiche e non riesco neanche a chiamarle, che vorrei invitare a cena un amico e non ci riesco...

In tutto questo, ieri sera siamo crollati: dopo cena ci siamo sdraiati in divano davanti alla tv e ci siamo rilassati. Stiamo cosi’ poco assieme!! Ogni tanto bisogna proprio prendersi questi momenti se no si impazzisce. 

Sono giorni che penso che anche solo 4-5 anni fa la mia vita non era cosi’. Lavoravo come ora, ma la sera tornavo a casa e mi rilassavo, leggevo un libro, oppure uscivo. Uscivo spesso, anche 3-4 sere la settimana, andavo nel mio pub preferito dove ormai avevo fatto amicizia con il gestore (mio coetaneo), i ragazzi che ci lavoravano e anche parecchi dei frequentatori abituali. Quel posto era bello perche’ c’era una quantita’ inverosimile di giochi da tavolo, sia quelli “classici” sia la miriade di giochi nuovi che la maggior parte della gente non ha nemmeno idea che esistano. Facevamo partite interminabili a Puerto Rico, I Coloni di Catan e altri giochi, e se non erano le 2 di notte non si tornava a casa. Anche all’epoca frequentavo un corso di lingua, spagnolo, ma mi entusiasmava molto piu’ del francese di adesso, e dopo la lezione visto che non era lontano avevo anche la forza di andare al pub di cui sopra, perfino di mercoledi’ quando non c’era quasi nessuno, cosi’ solo per fare due chiacchiere con qualche amico. 

Allora non avevo tutte queste “cose da fare”! E’ vero che ora sono sposata, all’epoca ero single, e questo fa molta differenza. Ma la sensazione di non avere tempo per rilassarmi deriva piu’ da una serie di impegni burocratici, e da cose che mi sono scelta io. E quindi? Devo imparare a essere meno ansiosa...

Nota positiva: alla fine della prima settimana di dieta, ho perso quasi un chilo! Almeno questa volta sembra stia reggendo! :-)

giovedì 19 maggio 2011

Stavolta ci provo sul serio!

Ora basta. Da stamattina sono a dieta. Mi sono pesata prima di fare colazione: dopo il terrificante attacco intestinale di ieri sera pensavo di avere perso 2 chili, e invece sono sopra i 59. Cavoli! Quasi 6 in piu’ da inizio ottobre. Non so neanche io come ho fatto! E’ vero che mi sono lasciata un po’ andare col cibo, e’ vero che non sono piu’ andata in palestra da dicembre, ma... secondo me c’e’ qualcosa che non va nella mia digestione. Specie nell’ultimo mese, da dopo Pasqua quando sono iniziati questi attacchi dolorosissimi. Magari ho preso qualche virus? Mi era venuta anche un’allergia alla pelle... Non e’ normale crescere tanto di peso in poco tempo! Non mi era mai successo prima, anche se ho sempre ingurgitato la mia bella dose di schifezze...
In ogni caso ho mangiato davvero male nell’ultimo periodo e anche la scarsa attivita’ fisica si fa sentire. E’ orribile piegarmi per allacciarmi le scarpe e sentire che la pancia mi ingombra, mi da’ fastidio! Mi sdraio a pancia in giu’ e mi da’ fastidio.  Non ho piu’ pantaloni che mi si chiudano senza stringere. Non posso continuare cosi’, mi rovino la salute!

Stamattina ho iniziato un diario alimentare, vediamo se riesco a portarlo avanti e se mi aiuta. Con i soldi negli anni ha funzionato, sono diventata precisa a segnare le spese e ho eliminato spese inutili. Peccato che la gola sia uno dei miei difetti peggiori... E poi e’ difficile stare a dieta quando si pranza fuori tutti i giorni e a volte anche a cena.
Magari la posso far diventare anche un’occasione per iniziare a far da mangiare di piu’ io e comprare meno cose precotte. Sarebbe un bel passo avanti! Ce la faro'? Si accettano scommesse (mio marito dice gia' di no.. ma stavolta lo faccio ricredere!)

Pero’ in pausa pranzo devo uscire almeno mezz’oretta, specie adesso che le giornate sono belle. E ci sono i gelsomini in fiore, nella tavola calda dove mangio di solito... Adoro il profumo dei gelsomini!! Ne voglio assolutamente nel giardino della casa che stiamo sistemando! 

Quante cose a cui pensare in questi giorni, non ho mai tempo di scrivere qui o di star dietro alle mie amate fotografie. Speriamo che arrivi presto giugno!!

martedì 17 maggio 2011

Voglio una vita piu' naturale!!!

Ieri sono passata in libreria. E’ sempre una tentazione per me ma sono riuscita ad uscirne senza aver speso un euro. Pero’ sono rimasta mezz’ora a guardare libri di fai-da-te, cucito, lavori a maglia, orto biologico, autosufficienza, autoproduzione di cibo e cose del genere.
Sento tantissimo il desiderio di una vita piu’ naturale, semplice, con le cose “fatte come una volta”, dalle mani sapienti di una mamma o una nonna. Anche nei mobili o nei vestiti, mi attirano stili un po’ country, rustici, legati alla natura.

Non so se sia solo una idealizzazione dovuta ai ricordi. Ultimamente infatti ho spesso nostalgia della mia infanzia e delle mie vacanze di bambina.
La mia famiglia si ritrovava tutta assieme nella grande casa dei nonni, assieme anche alle zie, e io mi sentivo sempre circondata di affetto. Mi piace pensare di avere avuto un’infanzia felice, con una famiglia unita e in cui si tramandavano le tradizioni. Festeggiavamo sempre tutti assieme il Natale o la Pasqua, con un bel pranzo e poi l’apertura dei regali o delle uova e a Natale c’era anche sempre la tombola o un qualche altro gioco che coinvolgeva tutti.

Mia nonna faceva gli gnocchi a mano, e noi (io, mia mamma, le zie, anche mio fratello) davamo una mano a dare forma alle palline di pasta. Le mie zie mi insegnavano a leggere e mi facevano fare tanti lavoretti creativi, mi preparavano un sacco di maglioni e vestiti fatti a mano, un sacco di torte e di cose buone. Mio nonno mi insegnava a giocare a carte, a dama, a fare le parole crociate, oppure d’estate andavamo a pescare assieme. Aiutavo a pulire alcuni alimenti (quelli più semplici), andavo nell’orto a prendere le verdure per mia nonna, andavo con mia mamma in bicicletta fino a una zona dove si potevano raccogliere le more e poi facevamo la marmellata. A settembre c’era la vendemmia e venivano un sacco di altri parenti a dare una mano, poi mi divertivo a pestare l’uva nelle botti e a bere un po’ di mosto. C’era anche il mio bisnonno, che teneva delle galline e avevamo le uova fresche tutte le mattine. D’estate avevo poi molto tempo libero e lo passavo nel cortile di questa grande casa, magari all’ombra a leggere, in pace col mondo. La sera si usciva a fare una passeggiata, e quando pioveva si stava in cucina a giocare a carte oppure a fare un puzzle.
Eravamo in un paesino tranquillo, col mare davanti ma senza turisti, fatto di case basse spesso con un piccolo orticello, con quattro negozietti in croce, dove si poteva girare da soli in bicicletta e vivere a contatto con la natura.

Ho davvero nostalgia di questa vita più tranquilla, più naturale, con ritmi più lenti e le cose fatte con pazienza. Se avremo un figlio, come spero, mi piacerebbe che crescesse allo stesso modo, con la sua famiglia vicino, compresi nonni e zii, facendo esperienza diretta della natura e delle attività tradizionali. Oltretutto questo stile di vita si accorda perfettamente con le idee di decrescita, ecologia e downshifting di cui ho gia’ parlato.

Mi chiedo pero’ se sarei davvero disposta a fare da me tutte queste cose. Al momento mi dico che il tempo non c’e’, e continuo a comprare piatti pronti al supermercato. Non ho voglia neanche di riattaccare un bottone o di passare l’aspirapolvere quando torno a casa dal lavoro. Mi dimentico di dare l’acqua all’unica piantina che abbiamo sul balcone. Come posso pensare di coltivare qualcosa in un orticello o di fare da me yoghurt, marmellate e succhi di frutta? Come posso pensare di iniziare a comprare da un GAS se il nostro consumo di verdura fresca e’ pari a un cespo di insalata e 4 pomodori alla SETTIMANA???? Si’ certo ho questa immagine ideale di me che sferruzzo e cucino e preparo detersivi casalinghi... ma sarei in grado di renderla realta’? Ho qualche dubbio...

Mi dico che devo solo essere paziente, che l’anno prossimo quando la casa di M sara’ pronta e ci trasferiremo cerchero’ un nuovo lavoro, vicino casa (fare la pendolare da laggiu’ a dove lavoro adesso sarebbe pesantissimo) e soprattutto part-time, in modo da avere piu’ tempo libero e potermi dedicare a tutte le attivita’ che adesso non riesco a fare. Sara’ una villetta con piccolo giardino in un paesino fuori citta’, un sogno rispetto il mio appartamento in mezzo ai palazzoni e al traffico. Ho gia’ in mente di fare un piccolo orto, di tenere un gatto, di invitare gli amici per pranzetti sotto un pergolato di glicine... Chissa’ se davvero riusciro’ a realizzare almeno la meta’ dei miei sogni!! O se magari mi stufero’ di avere piu’ del doppio di superficie da pulire, un giardino a cui stare dietro, senza contare il cucinare da me tutto quanto. Se anche riuscissi a trovare un lavoro part-time non so se il tempo in piu’ a mia disposizione se ne andrebbe in altre occupazioni che mi vengono piu’ spontanee, come leggere o stare al pc... Vedremo. 

Intanto ho aperto questo blog perche' vorrei che diventasse una specie di diario del mio cambiamento, per "metterci la faccia" pubblicamente e tenere memoria delle cose che faccio o che non faccio :-)

giovedì 12 maggio 2011

Piccoli passi

Ok, ho scritto tutti questi bei post introduttivi per spiegare a che punto della mia vita sono. Ma adesso concretamente cosa voglio e posso fare per cambiare la mia vita e vivere meglio? E anche per contribuire al miglioramento delle condizioni dell’ambiente e del nostro pianeta, almeno in minima parte?

Alcune cose le ho gia’ fatte.

- Quando la mia vecchia Uno e’ arrivata al capolinea, ho comprato un’auto a GPL, in attesa che quelle elettriche diventino praticabili sia economicamente che come facilita’ d’uso.
Onestamente per diminuire il mio impatto ambientale nell’ambito dei trasporti potrei fare di piu’, almeno fino a che abito dove sono ora. Ho la fortuna di avere un bus che passa sotto casa e mi porta davanti all’ufficio, senza nemmeno fare giri strani, cosa che per Roma e’ quasi come fare un terno al lotto. Lo potrei usare tranquillamente, almeno per i giorni in cui dopo l’ufficio so che tornero’ direttamente a casa. Ora lo faccio solo se non posso proprio usare la macchina. Quando lo prendo, lo trovo anche comodo e rilassante: riesco quasi sempre a sedermi e a leggere, invece di impazzire nel traffico facendo lo slalom tra motorini e macchine. Ma se devo tornare a casa entro una certa ora, non posso prenderlo. Se in pausa pranzo faccio la spesa, preferisco avere la macchina per portarmi a casa gli acquisti. D’inverno non mi va di aspettare la sera alla fermata dell’ufficio, isolata, col buio. E alla fin fine c’e’ anche la cara vecchia pigrizia. Su questo punto posso migliorare!

- Ho deciso di dire basta ai sacchetti di plastica e anche di carta. Avevo accumulato una quantita’ di buste della spesa da fare invidia a un supermercato, e le sto pian piano smaltendo con la spazzatura non riciclabile. Quelle di carta le uso fino a che si rompono, poi vanno nel cassonetto della carta. E soprattutto non ne prendo piu’ di nuove. Infatti, anche se le plasticose sono diventate fuorilegge, in ogni negozio ti infilano sempre la roba in una busta, piccola o grande, biodegradabile o meno, e io ogni volta dico “no, grazie, ho la mia” e tiro fuori dalla borsetta una delle tre borse di tela che ormai mi porto sempre dietro. All’inizio me ne dimenticavo, adesso e’ diventata un’abitudine per fortuna.

- Faccio scrupolosamente la raccolta differenziata, lavando i contenitori e staccando la carta dalla plastica. Per fortuna nel mio quartiere c’e’ anche la raccolta dell’umido. Ancora non ho ben chiaro se certe cose si possono riciclare o no, ma mi informero’ presto, promesso. Ancora non basta pero’. Vorrei riuscire a diminuire la quantita’ di rifiuti! Troppi involucri di plastica e carta del cibo preso al supermercato! Al momento poi ho sul groppone una serie di rifiuti “tecnologici” che ho cercato di riciclare, ma un monitor rotto non lo risistema nessuno: dovro’ portarlo in discarica, purtroppo...

- Cerco di evitare gli sprechi, di qualunque natura: l’acqua, il dentifricio, il bagnoschiuma. La mia natura parsimoniosa mi aiuta in questo per fortuna.

- Per fortuna non ho mai comprato l’acqua minerale in bottiglia, ho sempre bevuto quella del rubinetto a casa. Da un po’ di tempo poi ho smesso di comprare bottigliette di acqua minerale anche quando pranzo vicino all’ufficio. Nella mia solita tavola calda tutto e’ usa e getta (tovagliette di carta per i vassoi, posate, bicchieri e tovagliolini) e l’acqua e’ venduta in bottigliette da mezzo litro. Ormai ho imparato a portarmi la mia bottiglietta, una che ho sulla scrivania da mesi ormai e che riempio dal distributore di acqua dell’ufficio. Non prendo piu’ il bicchiere di plastica e bevo direttamente dalla bottiglia, tanto coi miei colleghi non ci formalizziamo. Mi piacerebbe avere la faccia tosta di prendere le posate di metallo che la tavola calda mette a disposizione di chi ordina la pizza, ma non sono ancora riuscita a farlo. Penso che smettero’ di prendere anche la tovaglietta.

Uhm... non mi viene in mente altro per ora. Lo so, sono piccole cose. Ma l’importante e’ fare un passettino alla volta e farlo diventare abitudine. Tempo fa avevo provato a rivoluzionare tutto in un colpo solo: acquisti bio, meno involucri o confezioni, cibo fatto in casa e non preconfezionato, stavo quasi per comprare delle piantine da balcone con le spezie o altro. Poi mi sono accorta che non ce la facevo a stare dietro a tutto. Meglio puntare su un singolo aspetto, per quanto piccolo, e sforzarci fino a che non diventa una cosa normale per noi. Quindi quale sara’ il mio prossimo passo? Devo pensarci!!

domenica 1 maggio 2011

Un video interessante

Proprio ieri ho visto un video che riassume molto bene i problemi legati al nostro attuale stile di vita. Secondo me dovrebbero vederlo tutti, e rifletterci seriamente. Ovvio che un video del genere non si vedrà mai in televisione...

Il nocciolo della questione

Ho sempre odiato gli sprechi, fin da bambina: mia mamma mi racconta che, anche se non mi entrava più niente nello stomaco, finivo il cibo nel mio piatto sforzandomi pur di non vederlo buttato. Sono sempre stata affezionata alle cose, tanto da usarle fino allo stremo, e a dispiacermi di doverle buttare quando si rompono, come se invece che ad un paio di ciabatte sfondate stessi dicendo addio ad un vecchio amico.

Inoltre non sono mai stata un’amante delle mode, delle tendenze. Ho i miei gusti e non cambiano solo perché qualcuno ha deciso che adesso non sono più di moda. Inoltre mi sembra assurdo buttare soldi per comprare roba nuova quando quella vecchia va ancora benissimo. Rientra nel discorso del consumismo di cui parlavo qualche post fa. Per non parlare della superficialità di volere a tutti costi una cosa firmata perché “va”. La qualità è un discorso, sono disposta a pagare per un prodotto migliore. Ma non certo per farmi vedere in un certo modo.

Sarà questo lato parsimonioso del mio carattere, oppure sarà l’amore che ho sempre nutrito per la natura, gli animali, gli ambienti. Sta di fatto che mi sento molto coinvolta quando si parla di inquinamento, di utilizzo sconsiderato delle risorse, di produzione e di smaltimento dei rifiuti.
Ultimamente mi sono ritrovata a pensarci sempre più spesso: nel mio percorso di riflessione sul lavoro sono arrivata ad approfondire prima l’idea del downshifting e da lì quella di decrescita. Sembra strano ma è tutto correlato. Lavoriamo tanto perché dobbiamo guadagnare soldi, per comprare cose su cose. Tra l’altro, poi non abbiamo il tempo di godercele. Compriamo sempre più oggetti per sentirci felici, ma anche per sopperire alla mancanza di tempo: cibi precotti, porzioni monodose iperconfezionate… E pensiamo che un altro stile di vita sia impossibile.

E invece secondo me no. Certo non è immediato, siamo troppo ben abituati. Ma se continuiamo così prima o poi il sistema collasserà. A molti sembrerà stupido scegliere da soli di “limitarci” quando potremmo continuare a vivere come sempre. Forse a noi non accadrà nulla. Ma ai nostri figli, o nipoti? Abbiamo creato un casino su tutto il pianeta, mi sembra il caso di risistemarlo prima che sia troppo tardi. Anche se questo significa rinunciare ad una serie di cose.

Che poi, a cosa dovremmo rinunciare? Abbiamo davvero bisogno di tutto quello che possediamo, che acquistiamo? Sono per lo più bisogni indotti dalla pubblicità, dalla moda, dalla società dei consumi.
Oltretutto, non sono mica sicura che queste rinunce mi peggiorerebbero necessariamente la vita. Meno acquisti significa meno necessità di denaro, meno bisogno di lavorare, più tempo libero per me, per stare con famiglia e amici, per le cose che mi fanno stare davvero bene. Meno acquisti e più tempo libero significa che alcune cose si potrebbero (o dovrebbero) produrre da sé, e avrei dunque cibo più sano e gustoso, prodotti per la pulizia più naturali e non dannosi, vestiti fatti secondo i miei gusti e non secondo quello che decide la moda del momento. Col vantaggio di produrre molti meno rifiuti e inquinare meno.

Per alcuni, questo tornare a riempire il tempo di “compiti” di cui pensavamo di esserci liberati (le nostre nonne passavano le giornate a cucinare, pulire e magari coltivare qualcosa nell’orto) può sembrare un regresso, un peggioramento. Ma è poi molto meglio passare 8-9 ore al giorno chiusi in ufficio? Per lo meno cucinare e pulire lo farei per me stessa e non per il datore di lavoro! Anche se sono la prima a sorprendermene, credo mi piacerebbe dedicare qualche ora della mia giornata a preparare dei buoni piatti casalinghi o a curare qualche piantina nell’orto. Perfino a lavorare a maglia. E poi chissà, più avanti, a far crescere i miei bambini.
Tra l’altro, si accorda tutto perfettamente col desiderio che ho espresso nel post precedente, di una vita più tranquilla e naturale, con dei ritmi più lenti. E mi riporta indietro nel tempo a quando ero bambina, ma di questo parlerò in un altro post.

Alveare umano


Ogni volta che torno a casa in questo quartiere semi-centrale di Roma, pieno di negozi e di condomini, mi assale un senso di soffocamento. Soprattutto la sera quando non c’è gente per strada, e le sagome delle case si notano di più. Palazzoni alti 7-8 piani, uno accanto all’altro, in tante file ordinate, come soldati. Le finestre e i balconi come tanti occhi e bocche allineati. Le macchine parcheggiate ovunque formano distese compatte, barriere senza interstizi che non lasciano nemmeno passare per salire sul marciapiede. Mi sembra davvero un alveare.

Ho tanta voglia di vivere in un posto tranquillo, non affollato, in una casa con un giardino, dove si possa andare in giro in bicicletta.